Pagine

Joë Bousquet e l’Oltre-nero

Nella primavera del 1942 Simone Weil, pochi mesi prima di morire nel sanatorio di Ashford, volle conoscere Joë Bousquet: la interessava la sua opera solitaria, ma forse voleva anche condividere con lui, ferito ed esiliato dalla vita, quella vicenda di sofferenza sovrumana e quel tentativo di trasfigurarla in cui anch’essa si sentiva impegnata. L’incontro avvenne alla fine di marzo del 1942, e fu un incontro intenso, una conversazione che durò un’intera notte, in cui due spiriti profondi ugualmente orientati a un’interrogazione estrema sul rapporto tra destino ed esistenza, sulla conversione mutua di poesia e filosofia, scoprirono una profonda affinità. Durante il breve periodo che seguì, si scambiarono alcune lettere. In una di queste Simone Weil scrisse al poeta infermo: «A pochi spiriti è dato scoprire che le cose e gli esseri esistono [...]. La scoperta è in fondo il soggetto della storia del Graal. Solamente un essere predestinato ha la facoltà di domandare ad un altro: “qual è dunque il tuo tormento?” E non gli è data nascendo. Deve passare per anni di notte oscura in cui vaga nella sventura, nella lontananza da tutto quello che ama e con la consapevolezza della propria maledizione. Ma alla fine riceve la facoltà di rivolgere una simile domanda; nel medesimo istante ottiene la pietra di vita e guarisce la sofferenza altrui [...] Penso di vedere abbastanza per aver potuto riconoscere in lei questo orientamento».

Continua...

Nessun commento:

Posta un commento