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MONOLOGO DI LUCIO SULLA MORTE

Ti sei mai chiesto la sera quando il buio s’avvicina
se hai paura della morte o hai solo un gran desiderio di mattina?
Paura della morte… ma l’hai mai conosciuta?
O tutto ciò che ne sai è che fa rima con sorte e che non è portata
dal vento che incalza o dal pianto del sole o da un fiore.

Io muoio ogni sera e rinasco più vivo di prima
così la notte mi è familiare, ne cerco le stelle nel suo chiaro cielo
tra le ombre e le luci risuona il colore, come un faro.
Amo la morte, ma lo dico in silenzio, perché fa paura
a qualcuno fa male, e c’è anche chi si può “scandalizzare”.

Ed io vi capisco, perché anch’io sono stato così spaventato
anch’io grigionere parole di lutto un tempo ho bevuto.
Poi un bel giorno, al risveglio, ho fermato
un’immagine al sogno e un pensiero ne è nato:
un bambino felice non teme la morte
perché la conosce, perché cambia ogni istante la sua propria sorte.

Anch’io piango a volte, per perdita o dolore
e altre per troppo desiderio d’amore.
Ma non per la morte, che la vita regala
ponte di vento dalla crisalide all’ala
di una farfalla dorata, di una voce incantata.

Ma dacché l’uomo teme la morte
ha paura di perdersi nel flusso continuo
delle cose del mondo
così crea il tempo, ne misura la lunghezza
costruisce strani strumenti di salvezza
medicine per le cellule, non per l’uomo
attrezzi che fan dimenticare il perdono
e cambia sempre meno
e muore sempre meno
come un robot
almeno.

Tratto dal poema "Luci su Lucio" di Ivan Sirtori

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