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LA METAFORA MUSICALE PER IL TREKKING

Nel camminare il ritmo si presenta come respiro e movimento.
L’armonia, come percezione globale dell’interconnessione delle parti (direzione del movimento, gestualità, coordinamento delle parti del corpo articolate, respirazione, intenzione).
La melodia, come sviluppo del vissuto (comprendente l’attivazione della percezione, del pensiero, dell’immaginazione e del sentimento) che si dipana attraverso l’esperienza del camminare, emergente sulla base armonica e ritmica.
Ogni passeggiata può essere percepita (pensata, immaginata e sentita) all’interno della metafora musicale.
Che camminata sto suonando ora?
Come si manifesta dal punto di vista ritmico e armonico e melodico?
Vi è ritmicità o a-rimicità? Dove, nel corpo, vi è armonia (le parti funzionano insieme, sincrone, “in fase”) e dove disarmonia? Quale melodia si sviluppa nel partecipare all’atto del camminare, a partire dalla struttura ritmica e armonica espressa?
Il riferimento musicologico privilegiato è quello jazzistico, per la sua attenzione al linguaggio dell’improvvisazione, dato che da ogni camminata emergono percezioni, riflessioni, fantasie ed emozioni differenti, in relazione al contesto interno ed eterno (contesto i/e).
L’attenzione è il collante che tiene insieme ritmo, armonia e melodia e corrisponde all’ascolto e all’auotoascolto messo in atto dal musicista mentre suona, per accordarsi interiormente con sé stesso e con il contesto musicale.
L’attenzione implica un’attività metacognitiva che ci permette, grazie alla funzionalità del lobo frontale, di esprimere auto-coscienza, in relazione a ciò che si percepisce (nell’ambiente esterno e in quello interno, coordinatamente).
L’attenzione interna equivale alla coscienza di star suonando/camminando, mentre l’attenzione esterna corrisponde alla coscienza del contesto, degli interlocutori, del pubblico, dell’ambiente.
Ogni nuova metafora stimola il cervello ad esprimere nuove percezioni e nuovi punti di vista sulle esperienze che stiamo vivendo, permettendoci di ridefinire il nostro rapporto con il contesto i/e e quindi di attivare modalità creative di apprendimento e crescita.

Ivan Sirtori, 30 settembre 2009

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