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I PRATI DELLA CORNA

Il primo luogo del Monte Barro che vogliamo offrire agli occhi e alle gambe degli abitanti in platea sono i Prati della Corna. Vi si accede facilmente con lo sguardo da qualsiasi punto di Lecco, Garlate, Pescate e da parte di Vercurago, Olginate e Calolziocorte.
Da Lecco basta alzare gli occhi e percorrere il profilo della cresta ovest, dopo una prima punta e un canalone che taglia la parete nord, si vede la punta che ospita i Prati della Corna. Anche se leggermente meno elevata della cima del Barro, tende a mostrarsi come la vera vetta della montagna.
Da Vercurago, Olginate, e Garlate appare come un altare che si spinge nel cielo, quasi a rispondere al Forcellino che si affaccia dai Piani Resinelli sul versante opposto.

Esercizi (da svolgere preferibilmente nelle giornate con vento e senza tempo):

1) Appena usciti di casa al mattino (ciascuno ha la sua alba, fortunati quelli che sono in sincronia con il sorgere del sole tra Resegone e Monte Magnodeno) alzare lo guardo verso le pendici del Barro. Raccomandiamo di alzarlo con pigrizia, cecando di scoprire particolari mai visti come una macchia di colore nuovo, il profilo di una roccia o un particolare rapporto luminoso tra primo piano e sfondo.
Subito dopo la vetta della Grigna Meridionale sono le creste del Barro ad essere illuminate dalla luce del sole. Accarezzate la cresta con lo sguardo e arrivate fino ai Prati della Corna.
Sappiate che anche voi in quel preciso momento sarete guardati, prima di tutto dallo sguardo severo delle rocce, poi dagli occhi miti delle betulle e da quelli più duri dei carpini e infine da tutti gli altri piccoli sguardi dei singoli fili d’erba. Se sentite una fitta non preoccupatevi sono gli occhi dei rapaci che nidificano sulle rocce poco sotto i Prati della Corna.
Preoccupatevi invece degli sguardi dei druidi Celti che cercano di capire e di limitare i danni che gli uomini costruiscono tra lago e monte e più ancora di quello dei cacciatori Goti che si affacciano in cerca di prede nella vallata.

2) Poco prima della pausa di mezzogiorno, in piena attività lavorativa, alzate di nuovo lo sguardo. Fatelo con lentezza, ma arrivati alla cresta, subito a sinistra del grande canalone, non fermatevi, ma continuate a salire e ad inoltrarlo nel cielo. Cercate di vedere qualcosa in volo, uccelli, parapendii, aerei, ma soprattutto nuvole e leggetene con cura le forme. Poi scendete, atterrate sui Prati della Corna, camminate sull’esile traccia di sentiero che attraversa i prati, sfiorate la betulla che custodisce il riparo in granito erratico e, arrivati sulla punta che si spalanca sulla città e sui paesi, guardatevi assorti nell’azione di guardare la cresta.

3) Non guardate il Barro al tramonto, guardatelo dopo, quando è diventato una lavagna scura e cercate di ridisegnarne forme e colori. Poi risalite sui Prati della Corna e cercate di individuare dietro quale luce vi state nascondendo, giù tra le case degli uomini.

4) Ultimo esercizio, da svolgere solo in caso di brutto tempo, con pioggia, vento e nuvole basse che passano attorno alla cresta. Non c’è nemmeno bisogno di guardare. Staccate gli occhi dal lavoro che state facendo e guardate brevemente il soffitto e immaginate di là da quello di essere sulla cresta. Sentite la pioggia bagnarvi, il vento muovervi i capelli (se ne avete ancora!), guardate le nuvole passare tra voi e la città. Accovacciatevi per sentire meno il freddo. Cercate un riparo dietro un albero o una roccia e infine sorridete o piangete o fate tutte e due le cose insieme.

Se qualcuno non si accontenta di salire con gli occhi e vuole che le gambe vi accompagnino dal vostro sguardo, avete tre strade per farlo.
Cercheremo di spiegarvele in modo non approfondito affinché possiate rischiare di perdervi e provare poi la gioia di ritrovare il sentiero.
Da lecco salite a Pian Sciresa, da lì puntate al Sasso della Vecchia. Arrivati sotto il Sasso chiedete da che parte andare. Qualcuno vi indicherà un sentiero sulla sinistra( guardando il sasso). Se chiedete e nessuno vi risponde, tornate a casa, vuol dire che non è il giorno giusto.
Il sentiero sale ripido, molto ripido e ad ogni tornante fermatevi a guardare l’orizzonte che si amplia. Dovrete salire lentamente, altrimenti il sentiero si potrebbe allungare o semplicemente scomparire. Quando arriverete ad un villaggio di betulle vorrà dire che siete arrivati.
Per i più pigri salite dall’Eremo del Barro verso la croce, superato un colletto, salite ancora, ad un certo punto si intravvedono dei sentieri che conducono a sinistra (guardando la vetta!). Uno di quelli vi porterà sul sentiero delle Creste fino ai Prati della Corna.
Chi invece ama camminare può seguire tutte le creste da Galbiate, prima o poi arriverà ai Prati della Corna. Qualora non si accorgesse di essere arrivato vuol dire che non è ancora pronto.
Buon viaggio.

Ruggero Meles

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